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Macalda di Scaletta (or Machalda) (c. 1240 in Scaletta Zanclea – after October 14, 1308? in Messina) was a Sicilian baroness and lady-in-waiting during the Angevin and Aragonese periods. The daughter of Giovanni di Scaletta and a Sicilian noblewoman, Macalda was noted for her unscrupulous political conduct, inclination to betray marriage (political and human), and for her promiscuous sexual habits; this dissoluteness, even having a brush with "suspicion of incest," tended to degenerate into an "exhibitionism veined with nymphomania." She was the wife of the Grand Justiciar of the Kingdom of Sicily, .

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  • Macalda di Scaletta (or Machalda) (c. 1240 in Scaletta Zanclea – after October 14, 1308? in Messina) was a Sicilian baroness and lady-in-waiting during the Angevin and Aragonese periods. The daughter of Giovanni di Scaletta and a Sicilian noblewoman, Macalda was noted for her unscrupulous political conduct, inclination to betray marriage (political and human), and for her promiscuous sexual habits; this dissoluteness, even having a brush with "suspicion of incest," tended to degenerate into an "exhibitionism veined with nymphomania." She was the wife of the Grand Justiciar of the Kingdom of Sicily, . Educated in arms and courage, gifted with a martial bearing and moved by a cynical and ambitious nature, Macalda deployed her influence first in the circle of Charles of Anjou and then at the court of Peter III of Aragon, whom, according to a chronicler of the time, Macalda tried to seduce, but without success. Her qualities made her a protagonist in the foreground of this epoch of transition and violent upheavals in the history of the Kingdom of Sicily that was marked by the bloody revolt of the Sicilian Vespers and led to the change from Angevin to Aragonese rule. Practicing intrigue at court, but also vying with Queen Constance of Hohenstaufen, Macalda indeed had an important role in at first favoring, and then toppling, the political fortunes of her second husband, the Alaimo da Lentini, who had been one of the major champions of the Sicilian Vespers. Macalda's career has left behind a recognizable historical trace, though variously treated in the chronicles of that time. One of these, the Historia Sicula by the contemporaneous Messinese chronicler Bartholomaeus of Neocastro, is very unfavorable to her, but the political motives influencing the pro-Aragonese Neocastro may not be enough to justify his acrimony, for some so excessive as to warrant the suspicion that he was "one of the victims of the woman's spell." Besides her military education, Macalda is also noted for her ability to play chess, unusual for a woman of her time and historical evidence suggests that she was probably the first person in Sicily who learned how to play it. Her singular figure, inhabiting the pages of chronicle and history, is transfigured in the collective memory, in folklore and in the collective imagination: Macalda became the protagonist of popular traditions, myths, and legends of Sicily, such as one in Catania about the well of Gammazita. A distant echo of Macalda's passion for the Aragonese sovereign, which the chronicler Neocastro disseminated in caustic tones, also seems to reverberate in Boccaccio's storytelling, with an enormous difference of tones and accents, in a much more idealized and rarefied courtly and knightly context in the Decameron: the tale of Lisa Puccini's forlorn love for King Peter of Raona (Aragon). (en)
  • Macalda (Machalda) di Scaletta (Scaletta, 1240 circa – Messina, morta dopo il 14 ottobre 1308) fu una dama di compagnia e cortigiana siciliana vissuta al tempo dei Vespri siciliani e della guerra che ne seguì. Baronessa di Ficarra per matrimonio. Figlia di Giovanni di Scaletta e di una nobildonna siciliana, era però di umili origini. Macalda era nota per la condotta politica spregiudicata, per l'inclinazione al tradimento coniugale, politico e umano, e per i facili e promiscui costumi sessuali, la cui dissolutezza, sfiorata anche dal «sospetto di incesto», tendeva a degenerare in un «esibizionismo venato di ninfomania». Fu moglie del Gran Giustiziere del Regno di Sicilia Alaimo da Lentini. Fiera amazzone, educata alle armi e al coraggio, dotata di un portamento marziale, mossa da un'indole cinica e ambiziosa, la vigorosa personalità femminile di Macalda dispiegò la sua influenza dapprima nella cerchia di Carlo d'Angiò e poi presso la corte di Pietro I di Sicilia, la cui persona, secondo un cronista coevo, Macalda avrebbe tentato inutilmente di sedurre. Le sue qualità ne fecero una protagonista di primo piano in quell'importante epoca di transizione e di violenti rivolgimenti nella storia del Regno di Sicilia che fu segnata dalla sanguinosa rivolta dei Vespri e che portò alla cacciata degli Angioini dall'Isola e alla nascita del nuovo Regno di Sicilia indipendente dal continente. Intrigando a corte, ma anche rivaleggiando spavaldamente con la regina Costanza II di Sicilia, Macalda ebbe infatti un ruolo importante nel favorire inizialmente, e nel far precipitare in séguito, le fortune politiche del suo secondo marito, il vecchio Alaimo da Lentini, che della rivolta del Vespro era stato uno dei maggiori fautori. La parabola sociale e politica di Macalda, e della sua umilissima stirpe originaria, può essere considerata come un caso esemplare e paradigmatico del tipo di mobilità sociale attraverso cui, in un contesto tardo medievale del XII secolo nel Regno di Sicilia, una famiglia ambiziosa poteva giungere in poche generazioni all'emancipazione dalla povertà e da condizioni subalterne, compiendo un percorso spettacolare che dalla miseria poteva attingere le alte sfere reali. La vicenda di Macalda ha lasciato dietro di sé una riconoscibile traccia storica, ricevendo però trattamenti diversi dalle cronache sincrone: una di queste, la Historia Sicula del coevo cronista messinese Bartolomeo di Neocastro, è a lei estremamente avversa, ma i comprensibili motivi politici che ispirano Neocastro, filo-aragonese, potrebbero essere non sufficienti a giustificare la sua acrimonia, per alcuni così eccessiva da autorizzare il sospetto di trovarsi di fronte a «una delle vittime del fascino della donna». Oltre che per l'educazione militare, Macalda è nota anche per un'altra qualità, anch'essa poco usuale per una donna medievale, la conoscenza del gioco degli scacchi, per la quale le si può riconoscere una sorta di primato storico nell'universo femminile e in quello scacchistico siciliano. La sua singolare figura, abitando le pagine della cronaca e della storia, è trasfigurata nella memoria collettiva, nel folklore e nell'immaginario collettivo: Macalda diviene la protagonista di tradizioni, miti, e leggende popolari della Sicilia, come quella catanese del pozzo di Gammazita. Un'eco distante della passione di Macalda per il sovrano aragonese, su cui si diffonde con toni caustici il cronista Neocastro, sembra riverberare anche nella narrazione boccaccesca, con enorme diversità di toni e accenti, trasfigurata in un ben più idealizzato e rarefatto contesto cortese e cavalleresco, quando, nel Decameron, si narra del perduto amore di Lisa Puccini per Re Piero di Raona. (it)
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  • Macalda di Scaletta (en)
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  • Countess consort of Buccheri, Butera, Odogrillo, and Palazzolo Acreide (en)
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  • Baroness of Ficarra (en)
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  • Macalda di Scaletta (or Machalda) (c. 1240 in Scaletta Zanclea – after October 14, 1308? in Messina) was a Sicilian baroness and lady-in-waiting during the Angevin and Aragonese periods. The daughter of Giovanni di Scaletta and a Sicilian noblewoman, Macalda was noted for her unscrupulous political conduct, inclination to betray marriage (political and human), and for her promiscuous sexual habits; this dissoluteness, even having a brush with "suspicion of incest," tended to degenerate into an "exhibitionism veined with nymphomania." She was the wife of the Grand Justiciar of the Kingdom of Sicily, . (en)
  • Macalda (Machalda) di Scaletta (Scaletta, 1240 circa – Messina, morta dopo il 14 ottobre 1308) fu una dama di compagnia e cortigiana siciliana vissuta al tempo dei Vespri siciliani e della guerra che ne seguì. Baronessa di Ficarra per matrimonio. Figlia di Giovanni di Scaletta e di una nobildonna siciliana, era però di umili origini. Macalda era nota per la condotta politica spregiudicata, per l'inclinazione al tradimento coniugale, politico e umano, e per i facili e promiscui costumi sessuali, la cui dissolutezza, sfiorata anche dal «sospetto di incesto», tendeva a degenerare in un «esibizionismo venato di ninfomania». Fu moglie del Gran Giustiziere del Regno di Sicilia Alaimo da Lentini. (it)
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