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- La Constitución griega de 1864 (en griego moderno: Σύνταγμα της Ελλάδος του 1864) fue una constitución promulgada en el Reino de Grecia por el rey Jorge I. (es)
- The Second National Assembly of the Hellenes took place in Athens (1863–1864) and dealt both with the election of a new sovereign as well as with the drafting of a new Constitution, thereby implementing the transition from constitutional monarchy to a crowned republic. Following the refusal of Prince Alfred of Great Britain (who was elected by an overwhelming majority in the first referendum of the country in November 1862) to accept the crown of the Kingdom of Greece, the government offered the crown to the Danish prince George Christian Willem of the House of Schleswig-Holstein-Sonderburg-Glücksburg, who was crowned constitutional King of Greece under the name "George I, King of the Hellenes". The Constitution of 1864 was drafted following the models of the Constitutions of Belgium of 1831 and of Denmark of 1849, and established in clear terms the principle of popular sovereignty, since the only legislative body with reversionary powers was now the Parliament. Furthermore, article 31 reiterated that all the powers stemmed from the Nation and were to be exercised as provided by the Constitution, while article 44 established the principle of accountability, taking into consideration that the King only possessed the powers that were bestowed on him by the Constitution and by the laws applying the same. The Assembly chose the system of a single chamber Parliament (Vouli) with a four-year term, and hence abolished the Senate, which many accused of being a tool in the hands of the monarchy. Direct, secret and universal elections was adopted as the manner to elect the MPs, while elections were to be held simultaneously throughout the entire nation. In addition, article 71 introduced a conflict between being an MP and a salaried public employee or mayor at the same time, but not with serving as an army officer. The Constitution reiterated various clauses found in the Constitution of 1844, such as that the King appoints and dismisses the ministers and that the latter are responsible for the person of the monarch, but it also allowed for the Parliament to establish "examination committees". Moreover, the King preserved the right to convoke the Parliament in ordinary as well as in extraordinary sessions, and to dissolve it at his discretion, provided, however, that the dissolution decree was also countersigned by the Cabinet. The Constitution repeated verbatim the clause of article 24 of the Constitution of 1844, according to which "The King appoints and removes his Ministers". This phrase insinuated that the ministers were practically subordinate to the monarch, and thereby answered not only to the Parliament but to him as well. Moreover, nowhere was it stated in the Constitution that the King was obliged to appoint the Cabinet in conformity with the will of the majority in Parliament. This was, however, the interpretation that the modernizing political forces of the land upheld, invoking the principle of popular sovereignty and the spirit of the Parliamentary regime. They finally succeeded in imposing it through the principle of "manifest confidence" of the Parliament, which was expressed in 1875 by Charilaos Trikoupis and which, that same year, in his Crown Speech, King George I expressly pledged to uphold: "I demand as a prerequisite, of all that I call beside me to assist me in governing the country, to possess the manifest confidence and trust of the majority of the Nation's representatives. Furthermore, I accept this approval to stem from the Parliament, as without it the harmonious functioning of the polity would be impossible". The establishment of the principle of "manifest confidence" towards the end of the first decade of the crowned democracy, contributed towards the disappearance of a constitutional practice which, in many ways, reiterated the negative experiences of the period of the reign of King Otto. Indeed, from 1864 through 1875 numerous elections of dubious validity had taken place, while, additionally and most importantly, there was an active involvement of the Throne in political affairs through the appointment of governments enjoying a minority in Parliament, or through the forced resignation of majority governments, when their political views clashed with those of the crown. (en)
- La constitution grecque de 1864 est la loi fondamentale mise en place par l’Assemblée hellénique réunie à Athènes en 1863-1864. Elle met en place une monarchie constitutionnelle en Grèce et organise la vie politique nationale jusqu’à l’instauration de la deuxième république hellénique en 1924 et l’élaboration d’une en 1925. Cependant, l'ajout de à la loi fondamentale en 1911 fait qu'on dit souvent que la constitution de 1864 a été remplacée par une nouvelle dès cette date. (fr)
- La Seconda Assemblea Nazionale degli Elleni ebbe luogo ad Atene (1863-1864) e si occupò sia dell'elezione di un nuovo sovrano sia della stesura di una nuova Costituzione, attuando così il passaggio dalla monarchia costituzionale a una . In seguito al rifiuto del principe Alfredo di Gran Bretagna (che fu eletto a stragrande maggioranza nel primo referendum del paese nel novembre 1862) di accettare la corona del Regno di Grecia, il governo offrì la corona al principe danese George Christian Willem del casato di Schleswig-Holstein-Sonderburg-Gluecksburg, che fu incoronato re costituzionale di Grecia con il nome di "Giorgio I, re degli Elleni". La Costituzione del 1864 fu redatta sui modelli delle Costituzioni del Belgio del 1831 e della Danimarca del 1849, e stabiliva in termini chiari il principio della sovranità popolare, poiché l'unico organo legislativo con poteri reversibili era ora il Parlamento. Inoltre, l'articolo 31 ribadiva che tutti i poteri provenivano dalla Nazione e dovevano essere esercitati secondo quanto previsto dalla Costituzione, mentre l'articolo 44 stabiliva il principio di responsabilità, tenuto conto che il Re possedeva solo i poteri che gli erano conferiti dalla Costituzione e dalle leggi che le applicavano. L'Assemblea scelse il sistema del Parlamento unicamerale (Vouli) con un mandato di quattro anni, e abolì di conseguenza il Senato, che molti accusavano di essere uno strumento nelle mani della monarchia. Come metodo per l'elezione dei parlamentari furono adottate le elezioni dirette, segrete e universali, mentre le elezioni dovevano svolgersi simultaneamente in tutta la nazione. Inoltre, l'articolo 71 introdusse un conflitto tra l'essere un deputato e un impiegato pubblico o un sindaco stipendiato allo stesso tempo, ma non con il prestare servizio come ufficiale dell'esercito. La Costituzione ribadiva varie clausole presenti nella Costituzione del 1844, come ad esempio che il Re nominasse e revocasse i ministri e che questi ultimi erano responsabili della persona del monarca, ma permise anche al Parlamento di istituire le "commissioni d'esame". Il Re, inoltre, si conservò il diritto di convocare il Parlamento sia in seduta ordinaria che straordinaria, e di scioglierlo a sua discrezione, purché il decreto di scioglimento fosse controfirmato anche dal Consiglio dei Ministri. La Costituzione ripeteva testualmente la clausola dell'articolo 24 della Costituzione del 1844, secondo cui "Il Re nomina e revoca i suoi ministri". Questa frase asseriva che i ministri erano sostanzialmente subordinati al monarca, e che quindi rispondevano non solo al Parlamento, ma anche a lui. Inoltre, da nessuna parte nella Costituzione veniva affermato che il Re fosse obbligato a nominare il Gabinetto in conformità alla volontà della maggioranza in Parlamento. Questa era, però, l'interpretazione che sostenevano le forze politiche modernizzanti del paese, invocando il principio della sovranità popolare e lo spirito del regime parlamentare. Riuscirono finalmente ad imporlo attraverso il principio della "fiducia manifesta" del Parlamento, espresso nel 1875 da Charilaos Trikoupis e nel quale, quello stesso anno, nel suo discorso della Corona, re Giorgio I si impegnava espressamente a sostenere: "Chiedo come presupposto, di tutto ciò che chiamo al mio fianco per assistermi nel governo del Paese, possedere la manifesta confidenza e fiducia della maggioranza dei rappresentanti della Nazione. Inoltre, accetto che questa approvazione provenga dal Parlamento, poiché senza di essa il funzionamento armonioso della politica sarebbe impossibile". L'instaurazione del principio della “fiducia manifesta” verso la fine del primo decennio della democrazia coronata, contribuì alla scomparsa di una prassi costituzionale che, per molti versi, reiterava le esperienze negative del periodo del regno di re Ottone. Infatti, dal 1864 al 1875 si erano svolte numerose elezioni di dubbia validità, mentre, in più e soprattutto vi era stato un coinvolgimento attivo del Trono negli affari politici attraverso la nomina di governi che godevano di una minoranza in Parlamento, o attraverso le dimissioni forzate di governi di maggioranza, quando le loro opinioni politiche si scontravano con quelle della corona. (it)
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