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Piero Bernocchi (13 September 1947) is an Italian teacher, trade union officer and politician.

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  • Piero Bernocchi (13 de septiembre de 1947, Foligno, Italia) es un profesor, sindicalista y político italiano. (es)
  • Piero Bernocchi, né le 13 septembre 1947 à Foligno, dans la province de Pérouse, en Ombrie, est un écrivain, un enseignant, un syndicaliste et un homme politique italien. (fr)
  • Piero Bernocchi (13 September 1947) is an Italian teacher, trade union officer and politician. (en)
  • Piero Bernocchi (Foligno, 13 settembre 1947) è un sindacalista, politico e saggista italiano. Piero Bernocchi è il portavoce nazionale della Confederazione COBAS e l’esponente più conosciuto e più rilevante del sindacalismo di base, conflittuale e alternativo in Italia. Laureato in Matematica ed ex-docente di tale materia, la sua attività sociale si è manifestata nella politica extra-parlamentare fin dal 1968, come protagonista ed esponente di rilievo di quasi tutti i movimenti sociali di più di mezzo secolo. È anche autore di numerosi libri, e di centinaia di saggi a carattere politico, teorico, filosofico e antropologico. La sua attività politica e sociale, conflittuale con il sistema dominante e con i governi via via succedutisi da allora, è iniziata nel 1968 nel movimento studentesco romano, come leader della facoltà di Ingegneria e del Coordinamento delle Facoltà scientifiche, nonché della Commissione Lavoro operaio che costruì le relazioni e le iniziative comuni tra gli studenti e i lavoratori di molte fabbriche e cantieri edili. È stato poi uno dei maggiori esponenti del movimento di lotta del 1977, partito anch’esso da molte università italiane, ed è poi stato direttore e principale animatore di Radio Città futura, la prima radio libera e alternativa d’Italia, che ha guidato tra il 1978 e il 1985. Dopo aver partecipato e collaborato attivamente, anche con la creazione del giornale In movimento, al cosiddetto “movimento della Pantera”, che nel 1990 si manifestò per alcuni mesi nelle principali università italiane, è entrato nello stesso anno nella leadership nazionale dei COBAS della Scuola, nati nel 1987 e protagonisti del più potente movimento dei lavoratori/trici della Scuola nell’intera storia della Repubblica italiana. Nel 1995 è stato nominato portavoce nazionale dei COBAS della Scuola , carica mantenuta fino al 2019. Dal 2008 è portavoce nazionale della Confederazione COBAS, nata dall’incontro tra i COBAS della scuola e vari COBAS di altri settori del Lavoro privato, della Sanità, del Pubblico Impiego. Nel 2001 ha partecipato al primo Forum Sociale Mondiale (FSM) di Porto Alegre (Brasile) ed è stato tra i fondatori di quel Genoa Social Forum che ha gestito la mobilitazione contro il G8 a Genova nel luglio del 2001. Nelle drammatiche giornate di Genova, con i COBAS fortemente impegnati nella mobilitazione, ha avuto un ruolo centrale nelle giornate più difficili, prima e dopo l’uccisione di Carlo Giuliani. La sua presenza televisiva, che si è manifestata da allora con continuità nei principali talk show e nei servizi giornalistici delle TV pubbliche e private, e il rilievo che la stampa italiana ha dato molto spesso al suo ruolo di “protagonista permanente” dei movimenti sociali di lotta, lo hanno segnalato anche come uno dei principali esponenti del movimento internazionale no global/altermondialista, a partire dal primo Forum Sociale Europeo di Firenze del novembre 2002 e dal secondo FSM di Porto Alegre, dove ha portato la proposta di una mobilitazione mondiale contro la minacciata invasione USA dell’Iraq: mobilitazione poi realizzatasi effettivamente il 15 febbraio 2003 con circa 100 milioni di manifestanti globali in centinaia di città del mondo, guadagnando al movimento altermondialista la definizione enfatica, da parte del New York Times, di “seconda potenza mondiale”. Negli anni successivi, ha affiancato al suo ruolo di portavoce COBAS nei principali conflitti politici, sindacali e sociali italiani, la partecipazione da protagonista in tutti i Forum Sociali europei e nella quasi totalità dei Forum Sociali mondiali, del cui Consiglio Internazionale fa parte dal 2003. Non ha mai interrotto, con una produzione costante nel tempo, la sua attività di scrittore e saggista, che negli ultimi anni ha generato tra l’altro una nuova teoria della trasformazione sociale, il benicomunismo (con Benicomunismo del 2012 e Oltre il capitalismo del 2015); e, più recentemente, nel 2020, con Pandemie virali e contagi politici, ha offerto un’analisi della pandemia da Covid 19, con una ricostruzione storica, comparata con quella odierna, di celebri pandemie del passato e dei loro riflessi sociali; nonché una impietosa e approfondita analisi della parabola del PCI, dalla fondazione allo scioglimento, con C’era una volta il PCI (del 2021, scritto insieme all’editore Roberto Massari). L’evoluzione delle basi politiche e teoriche e il benicomunismo Ciò che, del cammino di conflittualità sociale, politica e sindacale percorso da Bernocchi nel corso di oltre mezzo secolo, più è stato segnalato dai mezzi di informazione e commentatori politici che di lui si sono occupati, ha riguardato il suo ruolo di "leader permanente e incontrastato di movimento e di piazza", collocatosi “sempre da una parte sola” nei conflitti sociali, ipotizzando però una sua fissità di pensiero che è smentita dalla valutazione della sua elaborazione teorica e politica, dai libri e le centinaia di saggi e articoli prodotti nell’arco di più di mezzo secolo, da cui emerge invece una notevole trasformazione del pensiero, da un marxismo e leninismo “scolastici” al netto distacco dal comunismo novecentesco e dal marxismo politico della “dittatura del proletariato”. Mentre nel Bernocchi “sessantottino” convivevano un movimentismo di stampo quasi anarchico e un leninismo anti-staliniano, in una singolare miscela che gli permetteva di muoversi con eclettismo nei movimenti sociali del “decennio rosso” (1968-1977), a partire dal suo protagonismo nel movimento del ’77 si realizzava in pochi anni il completo allontanamento ideologico dall’intera esperienza del “socialismo reale” (cfr. in particolare Le riforme in Urss, del 1977, Capire Danzica, del 1980 e Oltre il Muro di Berlino del 1990). Poi, l’evoluzione teorica e politica ha via via investito anche l’analisi delle mutazioni del capitalismo, il ruolo dello Stato e della borghesia di Stato; le composizioni di classe in Occidente e l’innovativa teoria sugli intellettuali-massa e sulla middle class. Ci si deve riferire in particolare a Dal sindacato ai Cobas (1993), che contiene un’organica analisi dell’originale esperienza COBAS; e ai due successivi libri, che propongono anche una nuova teoria dei movimenti sociali (Dal ’77 in poi del 1997 e Per una critica del ’68 del 1998), che verrà approfondita con In movimento e Vogliamo un altro mondo, entrambi del 2008, a stretto contatto con il movimento altermondialista, di cui Bernocchi è stato tra i protagonisti. Un’ulteriore evoluzione teorica, filosofica ed antropologica è avvenuta con i volumi Benicomunismo (2012) e Oltre il capitalismo (2015), ove Bernocchi, constatando che il fallimento del primo, gigantesco tentativo di superare il capitalismo non ha prodotto la rinuncia al mutamento nella coscienza di milioni di personee, ha proposto di separare nettamente l’idea di nuova società dall'intera parabola del comunismo novecentesco, anche prendendo di petto il Marx politico, distinguendolo dal Marx analista del capitalismo: tanto materialista e profondo il secondo, tanto idealista, contraddittorio e dannoso il Marx teorico della dittatura del proletariato. La proposta alternativa al modello del “socialismo reale” è il benicomunismo, che fa riferimento alla centralità dei Beni comuni, l’insieme di quei beni considerati socialmente indispensabili e non privatizzabili, l’istruzione, la sanità, l’energia, l’ambiente, l’acqua e la terra ma anche la finanza pubblica e le industrie strategiche. Questi beni vanno sottratti ai privati ma socializzati e non semplicemente statalizzati, visto che la vorace borghesia di Stato – così Bernocchi definisce quell’insieme di ceti politici e amministrativi che gestiscono le strutture pubbliche – può utilizzarli per fini privati anche senza possederli giuridicamente. Fondamentale è la teoria delle alleanze sociali per la gestione del benicomunismo. In luogo della ideologia del Partito Unico che gestisce l’esistente in nome degli interessi collettivi popolari ma in realtà garantendosi quelli del proprio ceto/classe, Bernocchi ritiene che le alleanze politiche vadano realizzate tra i vari strati sociali interessati al cambiamento, che devono organizzarsi senza delegare ad altri i propri interessi. Nei due libri gli interrogativi si addensano sulle possibilità di realizzare una vera socializzazione dei Beni comuni. Bernocchi enuncia varie proposte per renderla possibile, affrontando anche l’epocale interrogativo antropologico su quanto la natura umana sia prodotto culturale o biologico, elaborando la teoria dell'egoismo altruista, cioè della necessità – polemizzando in questo con la teoria dominante nel comunismo novecentesco secondo la quale bontà, altruismo, cooperazione sarebbero caratteristiche innate negli umani, se non coartate dalle società di classe – di conciliare la difesa dell’Io con l’indispensabilità degli Altri e della collettività, mettendo in evidenza le difficoltà di praticare socialmente l'egoismo altruista. Successivamente, tra il 2020 e il 2021, durante la pandemia, Bernocchi è ritornato, in parallelo con la sua perdurante attività di portavoce COBAS, ad una produzione teorica più strettamente legata all’attuale politica, con Pandemie e contagi politici (2020) e C’era una volta il PCI (2021), scritto insieme all’editore Roberto Massari, forse la più spietata critica al percorso storico del PCI apparsa negli ultimi anni in Italia. Fonti giornalistiche https://www.pierobernocchi.it/ha-scritto-di-piero-bernocchi-la-stampa-italiana/ (it)
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